Anna è una ragazza di ventuno anni che perde improvvisamente la madre. A pochi mesi di distanza dall'accaduto, parla del suo stato di malessere interiore raccontandosi attraverso le ricche e condensate pagine di un diario immaginario, in cui si stagliano profondi dissapori e pregnanti stati di torpore, insieme a vivaci speranze di rinascita. È Irene a dar senso a ciò che resta, è l'incontro con lei ad impreziosire il domani, a permetterle di ricostruire la sua storia, già tormentata da una malattia dalla quale si esce con il tempo.Lì dove la vita sembra infittirsi di spessore, cresce e germoglia il grano, spighe sottili al vento che si piegano al pascolar lento di giorni dolorosi, riuscendo pur sempre a crescere e produrre vita.La protagonista è la donna in termini di materne e figliali sembianze, inserita in una strana catena generazionale, non esclusivamente famigliare, all'interno della quale si perpetua un sofferente gioco di scambi amorevoli di sé.La simbologia del grano, la donna nella sua fecondità, è il momento in cui il nuovo si rapporta al vecchio, in cui la vita si contrappone alla morte in chi si fa tesoriere di buone speranze.