E' un'esperienza che attraversa il mondo dell'arte contemporanea in maniera differente, dentro e fuori un locale dove ci si incontra in modo simpatico. Apparentemente niente di più semplice, eppure ormai così difficile da trovare per chi vive a Roma o, forse, in qualsiasi altra città. Lo scorso settembre Francesca Perti, Daniele Porcella e Sebastiano Vianello hanno deciso di riaprire il mitico locale di Dominot, dove ogni giovedì l'attore, cantante e trasformista, si esibiva interpretando il raffinato repertorio della canzone francese d'autore. Ora, con la direzione artistica di KlaudiodiKarlo, il Baronato Quattro Bellezze di via di Panico, offre ai sui ospiti mostre, musica e teatro. Si tratta di piccoli flash, dal sapore fresco e nello stesso tempo intenso. Infatti Claudio Di Carlo alias KK, da artista visivo quale è, ha ideato un ciclo di mostre annuali oltrepassando le logiche e le metodologie correnti, per offrire al pubblico degli appassionati un percorso vivace e poetico che fa leva sull'intimità delle opere inedite. A volte si tratta di lavori recenti, capostipiti di un nuovo progetto, di una nuova visione, di un uovo di serpente che lascia intravedere il suo feto. In altri casi si tratta di lavori realizzati da tempo, ma mai esposti, forse perché non capiti, oppure troppo intimi al momento per essere dati in pasto al mondo. Ma ognuno di essi, non ostante tutto, è come un neonato che viene alla luce, che esce allo scoperto per la prima volta. In ognuna delle tre mostre vengono presentati 7 artisti di differenti provenienze, età, linguaggi e tecniche. A prima vista può sembrare una scelta frutto di una logica random, ma in fondo ogni mostra è tenuta insieme da un quasi impercettibile file rouge quale solo la sensibilità di un artista può concepire. Da questo, e da una particolare attenzione per l'arte e l'ospitalità, Francesca, Daniele, Sebastiano e Claudio, lavorando come un team implacabile, sono riusciti a creare un clima speciale, un ambiente fisico e sociale dove si respira aria di novità e di scambio culturale. Gli artisti più giovani fiutano l'atmosfera dell'arte “ufficiale”, i curatori puntano lo sguardo su qualcosa che magari era loro sfuggito, i “vecchi” compagni di strada si incontrano in modo rilassato e la gente ha modo di scambiare opinioni. C'è chi parla e c'è chi ascolta, chi beve, chi mangia, chi si rilassa, chi pensa, chi si diverte, chi amoreggia, chi litiga e chi pensa che vivere a Roma non è poi così noioso. La noia, infatti, è una condizione interiore. E' uno stato d'animo che ci portiamo dietro, causato soprattutto dalla penuria di contatti reali, di incontri veri, e non solo virtuali, grazie ai quali il linguaggio verbale riacquista fisicità e complessità. E il conoscere, a volte, è un semplice riscoprire, è un'ondata di naturalezza capace di concatenare situazioni e persone, di suscitare la percezione di un prima e di un dopo, di fornire l'entusiasmo per continuare a rimettersi in gioco. Ed è proprio quello che hanno fatto anche gli artisti con grande scioltezza, inserendosi in un contesto “caldo” in cui la partecipazione di ciascuno vive una dimensione orizzontale. In altre parole quella che si sta creando in questo luogo è una sorta di realtà parallela. Lo stress e il verticismo del mondo dell'arte rimangono per lo più distanti, perché tutto viene giocato sul momento, mescolando le carte tra notorietà e debutti, senza privilegi o censure. Questo è il motivo per cui ci si diverte … un arguto gioco d'azzardo in cui ciascuno può anche fare la propria scommessa aggiudicandosi un'opera interessante.