Genere: Saggistica
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Andrea Costantini, teramano autentico, uomo dell'Ottocento nato nel Settecento, dal quale aveva attinto quei “lumi” che avevano caratterizzato quel secolo, fu un protagonista del suo tempo. Vertice supremo della carboneria, lottò tenacemente per ottenere la Costituzione e la difese quando, una volta concessa, venne ritirata. Fu per breve tempo Sindaco di Teramo e attore del Quarantotto teramano. Arrestato, scarcerato, carcerato di nuovo, processato, venne condannato dalla Gran Corte Speciale di Teramo al terzo grado di ferri per 19 anni. Ne scontò solo cinque, prima della grazia sovrana, nel Bagno Penale di Procida, ma furono durissimi da sopportare, in una delle più terribili carceri borboniche, seconda solo al carcere di Montefusco.
Nella primavera del 1852 Andrea Costantini aveva 62 anni e si trovava recluso nel carcere centrale di Teramo, in attesa di essere avviato verso la sua destinazione. Alcune delle accuse per le quali era stato incarcerato e condannato erano vere, e lo sapeva. Aveva commesso reati, almeno tali erano e apparivano a chi deteneva il potere. Altre non erano vere, o almeno non se ne sentiva responsabile, perché aveva ispirato la propria vita a principi politici e morali che erano da altri stati ignorati o misconosciuti. Soprattutto non era stata riconosciuta la sua coerenza, che egli rivendicava davanti a tanti equilibrismi di cui era stato testimone e che aveva contraddistinto non pochi voltagabbana di cui c'era un'intera galleria nella sua mente. I suoi ricordi erano dolorosi e aveva tanta amarezza nel cuore, soprattutto pensando alla sua famiglia, alla quale sapeva di aver molto sottratto per inseguire i suoi ideali politici, ai figli, ai quali andava il suo pensiero di padre, non senza preoccupazione circa il loro futuro.
A loro rivolse la sua Difesa, un'autobiografia politica, che lasciò inedita per dieci anni, e che pubblicò, alla fine, aggiungendo annotazioni esplicative, quando da giudicato si apprestava, nell'ultimo tratto della sua vita, ad assumere il ruolo di giudice, vice presidente del Tribunale di Lanciano, ma continuando a sostenere con coerenza le proprie posizioni politiche moderate, contro tutti gli eccessi, a dare consigli e a prospettare obiettivi e programmi politici anche al nuovo Stato italiano unitario. Questo volume riscopre un personaggio storico troppo e troppo a lungo trascurato, il cui nome è stato confuso con quello di altri protagonisti storici che avevano il suo stesso cognome, e oscurato da quello dei suoi figli Berardo e Settimio, entrambi anche loro Sindaci di Teramo, e soprattutto dal nipote, che aveva il suo stesso nome e al quale, eroe della prima guerra mondiale, la città di Teramo ha intitolato una via e la caserma militare.
Codice ISBN: 978-88-31455-28-2
Pagine: 480
Informazioni: FORMATO 15X21 cm
Status: Disponibile
Anno di pubblicazione: 2021
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