Dom(enico) Serafini ha scritto otto libri, di cui due digitali, tutti noiosi. Solo uno simpatico, questo. I libri noiosi hanno quasi tutti a che fare con la televisione, tra questi “La TV via Internet” del 1999. Il libro simpatico è autobiografico e descrive un'epoca quasi a dimostrare come il tempo trasformi i drammi in commedie.
Tra i vari giornali e riviste con cui Serafini ha collaborato compaiono: “Il Sole 24 Ore”, “Il Corriere della Sera” e il “Corriere Adriatico”. Oggi si cimenta in veste di tuttologo per “AmericaOggi” e “Affari Italiani” e in una rubrica domenicale sul dorso Abruzzo de “Il Messaggero”.
Serafini è stato anche per tre volte candidato al Parlamento con il voto degli italiani all'estero (una volta con un partito da lui fondato), ma gli elettori non l'hanno trovato abbastanza simpatico, come invece l'altro abruzzese eletto all'estero, l'ex senatore Antonio Razzi.
Per campare dirige a New York “VideoAge”, mensile da lui fondato nel 1981 e che, a sua insaputa, è diventata la principale rivista di Hollywood per le produzioni e vendite di contenuti televisivi. Superando tante difficoltà, nel 1983 ha anche fondato “VideoAge Daily”, un quotidiano fieristico che gli ha permesso poi di capire perché nessuno l'avesse fatto prima di lui.
Sempre nel 1983 si è permesso di cambiare nome all'evento gioiello degli studio di Hollywood, da “May Screenings” a “L.A. Screenings”, la loro fiera principale. Nome prima contrastato, poi accettato con entusiasmo.
Per rilassarsi vorrebbe fare un lavoro utile: il contadino, ma per mancanza di sole fa il giardiniere nel suo giardinetto di città e invece dei pomodori deve far crescere piante verdi, le felci in particolare.
Tra i premi ricevuti vi è una citazione per diffamazione da parte dell'aereoporto di Milano Malpensa per aver criticato in un suo articolo il fatto che lo scalo non avesse prese elettriche per ricaricare laptop e telefoni.